Tutti i segreti dell’antica tradizione di allestire il Presepe
La gioia del presepe, costruito con appassionata cura da grandi e piccini, grande, bello e suggestivo, rivive ogni anno.
Si cerca l’angolo più adatto della casa, si copre con la terra bruna e con il verde muschio raccolto da viottoli e sentieri umidi giorni prima. Ora si può scegliere dove collocare la grotta, con al centro la mangiatoia e la paia, da un lato il bue e l’asinello, dall’altro la Vergine Maria e San Giuseppe che adorano il bambin Gesù.
In alto, risplende la luminosissima stella che guidò i pastori durante l’ignoto cammino, affinché proprio loro, puri di cuore, fossero i primi ad adorare il bambino mentre in lontananza si innalzano monti e qua e là alberelli carichi di neve; in un piccolo punto si apre l’occhio azzurro di un laghetto o prende posto il nastro tortuoso di un fiume.
I pastori, sparsi sul cammino, portano i loro poveri doni in attesa dell’arrivo dei Re Magi.
Questo è lo scenario che tutte le famiglie cristiane ricreano nella propria casa o vanno a visitare nelle chiese durante il periodo natalizio.
L’origine è da collocare nei sacri testi del Vangelo
E’ difficile delineare l’evoluzione della tradizione che oggi ci porta alla composizione attuale del presepe.
Il Vangeli di Luca parla infatti solo di una mangiatoia in cui la Santa Famiglia trovò riparo non avendo trovato posto in nessun albergo.
Il bue e l’asinello vengono invece citati da un Vangelo apocrifo di derivazione pagana.
Il fulcro della scena viene occupato dalla Sacra Famiglia composta da Maria, la madre, di solito raffigurata in abiti bianchi con un mantello azzurro, il padre putativo San Giuseppe vestito come un pastore con il bastone in mano e il Bambin Gesù in fasce e posto nella mangiatoia solo dopo la mezzanotte del 24 dicembre.
La stella cometa, probabilmente, è stata mutuata dai racconti che narrano il passaggio della cometa di Halley, osservata da astrologi e astronomi del tempo e collocata temporalmente qualche anno dopo la nascita di Cristo.
Anche l’ambientazione viene richiamata in alcuni vangeli apocrifi nei cui racconti rivivono tradizione antiche che non vengono più utilizzate.
I personaggi e il loro significato simbolico
Tutti i personaggi del presepe rappresentano un personale significato simbolico:
Benino, il pastorello che sonnecchia rappresenta la sospensione dello spirito,
Meraviglia simboleggia lo stupore,
Dormiglione raffigura l’indifferenza al contrario di Curiosa.
L’angelo avvisa tutti della nascita del Redentore.
E poi pastorelli, artigiani, suonatori, mendicanti e gente comune tutti protagonisti indispensabili per raffigurare la vita quotidiana al tempo della nascita di Gesù.
E’ ormai una consuetudine assistere ogni anno all’incessante opera di aggiornamento della tradizione presepiale napoletana attraverso la presentazione di nuovi personaggi, raffiguranti personalità della vita culturale, politica e sociale.
I Re Magi occupano un ruolo speciale nella simbologia del presepe.
I loro doni richiamano l’attenzione sulla triplicità della natura di Cristo: divino da ricevere in dono l’incenso, umano per la sua componente umana e mortale, e regale da meritare in dono l’oro.
I Magi, dettagliatamente descritti nei diversi vangeli apocrifi e nel vangelo canonico di Matteo tanto che se ne conosce il nome, la provenienza e la professione (Melchiorre, re dei persiani; Baldassarre re degli indiani; Gasparre re degli arabi), rappresentano la primitia gentium ossia i primi pagani ad aver riconosciuto e adorato il Signore.
Il parola Magi deriva dal greco magoie termine che veniva utilizzato per indicare una casta sacerdotale che si interessava di astronomia e di astrologia, I tre re erano quindi degli studiosi dei fenomeni celesti.
E adesso un po’ di storia…
La tradizione vede la natività riprodotta gia a partire dal terzo secolo soprattutto su sarcofagi e all’interno di catacombe per richiamare il significato simbolico della nascita di Gesù bambino: la divinità si fa carne e venne ad abitare tra noi per attuare l’opera di redenzione.
Il termine presepe venne utilizzato per la priva volta per denominare l’ opera che San Francesco allestì per rappresentale la natività. Il termine è di derivazione latina “presepe” composto da prae cioè innanzi e saepes recinto ad indicare la mangiatoia o la stalla.
Il presepe, così come lo intendiamo noi, nacque dalla devozione del Santo che, tre anni prima della sua morte, nel 1223 d.C. lo allestì nello scenario naturale di Greggio.
San Francesco aveva, molto probabilmente, assistito in precedenza, alle celebrazioni liturgiche che si svolgevano a Betlemme la notte di Natale, celebrazioni che prendevano le forme di drammatizzazioni sacre e da lì aveva mutuato l’idea di rappresentare la Natività in forma vivente.
Il papa Onorio III acconsenti alla celebrazione liturgica nella grotta naturale scelta per l’evento.
Giotto rese immortale l’evento dipingendolo all’interno della Basilica Superiore di Assisi.
Il primo presepe con personaggi inanimati risale al 1283 quando Arnoldo Di Cambio, scultore e architetto medioevale, ideò la prima rappresentazione della Natività scolpendo lotto statuette rappresentanti la Sacra Famiglia e i Re Magi che inserì nel monumento a Bonifacio VIII nella Cripta della Cappella Sistina, attualmente conservato a Roma, nella Basilica di Santa Maria Maggiore.
Risalgono al 1478 le più antiche figure del Presepe, attualmente si possono ammirare al Museo della certosa di San Martino ma originariamente erano collocate a Napoli in San Giovanni a Carbonara. Il presepe è composto da 12 statuette in legno a grandezza quasi naturale scolpite da Pietro e Giovanni Alemanno.
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