Come molti possono immaginare, così come Gesù non è nato “nell’anno 0”, ma bensì sappiamo essere nato intorno al 6-7 a.C (per un errore di calcolo nella definizione iniziale del conto degli anni a partire da Cristo), allo stesso modo il 25 dicembre non ne è la reale data di nascita, ma la si assume per convenzione. Perché è stata scelta proprio questa data ed a partire da quando?
Nelle prime fasi della cristianità, infatti, la festa relativa alla nascita del Redentore non era ancora stata istituzionalizzata e così fu per alcuni secoli.
Inizialmente l’unica festa che i cristiani festeggiavano era la settimana Pasquale legata al culto della morte e resurrezione di Gesù. La forma completa nella definizione della Pasqua così come la conosciamo noi, legata all’equinozio primaverile e alla preparazione quaresimale, arriva intorno al IV secolo quando il Cristianesimo riesce ad entrare in modo ufficiale come culto religioso nell’Impero Romano. Grazie proprio a questa maggior libertà di culto, nello stesso periodo si comincia a festeggiare una “nuova” ricorrenza che vuole ricordare la nascita del Cristo. La prima testimonianza sull’esistenza di una festa di Natale risale al 354 d.C., in un antico almanacco giunto fino ai giorni nostri e chiamato “Cronografo”: qui Cristo viene indicato come il primo martire della Chiesa e, come per tutti gli altri martiri disposti in un elenco, ne viene indicata la data di nascita, riportata come “ottavo giorno prima delle Calende di Gennaio”, sebbene non si avesse (e non si ha tuttora) nessuna fonte certa circa la reale data. Questo giorno, secondo gli usi romani, corrispondeva al 25 dicembre.
Se dunque siamo a conoscenza per certo che il Natale venne festeggiato il 25 dicembre a partire almeno dal 354 d.C., ancora non è ben chiaro perché fu indicata proprio quella data come nascita di Cristo, ma possiamo fare soltanto plausibili ipotesi.
La più importante di queste ci dice che probabilmente questa data fu fissata per dare continuità a quella che era un’abitudine festiva in quella data già per la gente pagana, ed entrare così più facilmente in sua sostituzione.
Infatti, il 25 dicembre era già da molto tempo la festa del “Sole vittorioso”: questo culto aveva provenienza orientale ed era legato alla data in cui secondo i Romani avveniva il solstizio d’inverno (momento a partire dal quale le ore di luce tornano ad aumentare rispetto a quelle di buio). In oriente la data del solstizio era considerata il 6 gennaio, e tale data fu conservata nella definizione temporale dell’Epifania.
Dunque il 25 dicembre si celebrava a Roma la vittoria del Sole sulle tenebre (“Natalis Solis Invicti”), una sorta di “ritorno alla vita”. La festa legata al solstizio si diffuse “a furor di popolo” e venne di conseguenza sfruttata dagli imperatori che vi aggiunsero il concetto di devozione verso di loro e la sostennero.
Quando il culto del Cristianesimo riuscì ad imporsi sui pagani, idealmente si poteva trovare perciò continuità in questa data anche per la celebrazione cristiana della nascità di Gesù, dal momento che Cristo rappresenta la vittoria della luce sulle tenebre, del bene sul male.
La cristianizzazione di questo “sentimento religioso” già presente in precedenza fu sostenuta anche da alcuni passaggi della Bibbia che profetizzavano la venuta del Cristo parlando di “Sole di giustizia che sorgerà con raggi benefici” (Mal 3,20) e dal vangelo di Giovanni che parla di Cristo come “luce del mondo”.
L’associazione Sole-Cristo trovò ancora una volta l’appoggio degli Imperatori per ragioni politiche.
Dopo alcuni decenni di “coesistenza” tra la figura del Sole e quella di Gesù, nel tempo fu così che si cominciò a festeggiare il 25 dicembre non più come festa del “Sole vittorioso”, ma come “Nascita di Cristo” (Natale), cioè di colui che porta la luce nel mondo.
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