Ovunque si festeggi il Natale, ogni pasto culmina in una dolce delizia che parla tanto al palato quanto all’anima. Forme simboliche e ingredienti interessanti intendono evocare sentimenti di gioia, pace e auguri. Le tradizioni culinarie regionali italiane offrono una ricca varietà di opzioni di dolci tra cui scegliere per celebrare le festività natalizie con amici e familiari.
Napoli e la regione Campania preparano fino a otto dolci per questo periodo speciale dell’anno. Alcuni venivano realizzati dalle suore nei loro conventi e portano ancora il loro nome: le Paste Reali di San Gregorio Armeno, le leccornie zuccherine del Divino Amore, i biscotti piccanti e morbidi della Sapienza. Altri, come gli struffoli, hanno origine nel Mediterraneo orientale: si crede che il marzapane sia stato introdotto dagli arabi e che i mostaccioli fossero tenuti insieme dall’ingrediente degli Aztechi, il cioccolato.
Continua nella lettura per scoprire di più su queste prelibatezze nate dalla tradizione culinaria di Napoli ma ormai presenti sulle tavole natalizie di ogni regione.
Struffoli
Il dolce natalizio per eccellenza a Napoli. Croccanti fuori e leggere dentro, queste palline di pasta fritte mescolate al miele sono condite con diavulilli (confettini colorati), cannella e pezzetti di scorza d’arancia candita. Una delle tante varianti contempla anche la zucca candita: la cosiddetta cucuzzata. Di solito vengono serviti freddi, ma non è raro gustarli caldi.
Il nome struffoli è generalmente ritenuto derivare dalla parola greca strongulos che significa “di forma rotonda”. La maggior parte sarebbe d’accordo sul fatto che provengano dalla Grecia, anche se alcuni sostengono siano originari dal Medio Oriente. Secondo la tradizione gli struffoli sono considerati portafortuna, le palline insieme agli ingredienti dolci sono simbolo di abbondanza.
Per secoli questi dolci sono stati preparati nei conventi dalle suore e poi distribuiti alle famiglie nobili a Natale, come ringraziamento per i loro atti di carità e le donazioni.
Zeppole Sorrentine
Tipiche della costiera sorrentina, sono ciambelle fritte a base di farina, acqua, latte e anice. Si condiscono con miele, diavulilli (confettini colorati) e scorza d’arancia candita.
Tra i mestieri della tradizione napoletana esisteva anche quello della zeppollara, una donna che sfrigolava per le strade le zeppole nello strutto o nel grasso animale e le serviva ricoperte di miele.
Le Paste Reali
Anche le Paste Reali hanno origine nei conventi napoletani e sono costituite da pasta di mandorle disposta su un’ostia, la stessa ostia usata per il pane sacramentale. Sono disponibili in diverse forme e in una varietà di colori pastello che vanno dal rosa al verde, dal giallo pallido all’azzurro.
Questo è un dolce tipico della vigilia di Natale. Le suore le preparano rispettando il regime a basso contenuto di grassi della Veglia, dal momento che non contengono alcun grasso animale.
Le storie che circondano queste specialità vorrebbero che il re Ferdinando IV chiamasse la pasta di mandorle usata per questi dolci “marzapane”. Si narra che il re si recò ad una visita pomeridiana al convento delle suore di San Gregorio Armeno e, dopo aver visitato la cappella e il convento, fu accompagnato dalle suore nel refettorio, dove fu allestita una grande tavola ricolma di ogni prelibatezza culinarie come aragosta, pesce arrosto, pollo e fagiano, nonché frutta esotica. Il monarca rimase stupito nel rendersi conto che tutto ciò che c’era sul tavolo era pasta di mandorle dolci splendidamente scolpita e dipinta a mano con cura dalle suore.
Mostaccioli
Anche questi biscotti romboidali a base di mela e canditi sono mescolati al miele e ricoperti di glassa al cioccolato. Il loro nome è da legare ad un’antica ricetta contadina che utilizzava il mosto al posto del miele per amalgamare gli ingredienti, ma può derivare anche dal termine napoletano “mustacchi”.
I mustacchi sono i baffi folti e lunghi come li portavano i signori d’altri tempi: i mustaccioli, deliziosi dolci di antichissima tradizione che troviamo citati in numerose opere letterarie e teatrali partenopee, si chiamano così proprio perché ricordano dei baffi, a causa della loro forma romboidale.
Susamielli e Sapienze
Dalla caratteristica forma di “S”, questi dolci sono realizzati con farina e miele liquefatto. Diverse varianti di questi biscotti contraddistinguono diverse zone della Campania. I Susamielli nobili erano fatti con farina bianca e miele e preparati per gli appartenenti dell’alta borghesia.
I Susamielli del buon cammino sono stati realizzati appositamente per il clero e ripieni di marmellata di amarene. Una varietà più semplice a base di farina e avanzi veniva solitamente offerta a suonatori di cornamusa, musicisti di strada e domestici.
Le Sapienze sono una leggera variante dei susamielli e devono il loro nome alle monache di clausura del convento di Santa Maria della Sapienza, che li preparavano con farina, miele e cannella. Insieme al roccocò, susamielli e mustacciuoli, vengono serviti solitamente la mattina di Natale.
Divino Amore
Questi golosi pasticcini presentano una base di pan di spagna a cui si aggiungono scorze d’arancia candite e zucca ricoperte di glassa rosa. Derivano inoltre il loro nome dall’omonima comunità di clausura di monache, che li realizzava durante il periodo natalizio.
Roccocò
Altri biscotti gettonatissimi quando si avvicina il Natale, sono realizzati a forma di ciambella con farina, zucchero, mandorle e pisto (un mix di cannella, chiodi di garofano, coriandolo, noce moscata, anice stellato) e solitamente serviti con Marsala o vino dolce per ammorbidirli. Sembra che il loro nome tragga le sue origini dalla rocaille francese e alluderebbe alla loro consistenza dura come la roccia.
Benevento, la città delle streghe, è rinomata per la produzione del torrone, una barretta di pasta dura o morbida, composta da mandorle, miele e albume d’uovo. Questo dolce è molto antico: era apprezzato e gustato fin dall’epoca romana. Il classico torrone di Benevento è un dolce dagli ingredienti di base semplici: bianco d’uovo, miele, nocciole e mandorle. Morbido o duro, bianco o al cioccolato, alle mandorle o alle nocciole, esso è una leccornia dal sapore superiore, quasi regale.
In esso, arte e tradizione, passato e presente, si fondono con armonia: la scelta delle materie prime, la lavorazione e la cottura sono svolte, infatti, con la stessa cura e dedizione di un tempo.
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