Sono tantissime le tradizioni legate al Natale, alcune legate al sacro, altre legate all’aspetto commerciale. Tradizioni che seguiamo scrupolosamente anno dopo anno ma di cui, in realtà, sappiamo poco o niente. Ecco allora una “guida alle nostre tradizioni” per poterle continuare a seguire, Natale dopo Natale, con ancora più passione, e per poterle tramandare ai nostri figli con ancora più coscienza.
St Claus
Siamo ancora una volta in una fredda notte di moltissimi anni fa, nell’antica Roma imperiale, durante di dies natalis, i giorni dedicati ai festeggiamenti, agli auguri per una buona salute, allo scambio dei doni, simboli di una prosperità che avrebbe connotato tutto l’anno.
Solo di recente questa vecchia usanza ha assunto le sembianze di un vecchio omone grande e grosso una sorta di tenerone che vive al Polo Nord. Durante la notte di Natale, aiutato dai suoi amici gnomi e trainato da una slitta tirata da renne volanti porta regali per natale e giocattoli a tutti i bimbi buoni.
Come per incanto, Babbo Natale scompare quando si raggiunge l’età della realtà… e il nonno gentile torna, silenziosamente e tristemente, a far parte dei fantastici ricordi del Natale della nostra Infanzia.
Un personaggio molto simile a Babbo Natale è realmente esistito, si tratta di San Nicola.
Il santo nasce in Turchia da una famiglia molto ricca, diviene vescovo di Myra dove morì.
Molti anni dopo le sue spoglie vennero trafugate dai cavalieri crociati e portate a Bari dove sono tutt’ora conservate.
Molte le leggende che parlano di lui, l’uomo generoso e caritatevole che donava cibo alle famiglie povere buttandolo dal camino.
Si narra che il santo, venne a sapere di tre sorelline poverissime della sua città, un tempo molto ricche, che sarebbero state vendute come schiave. La famiglia d’origine, caduta in disgrazia economica, non poteva assegnare loro una dote con la quale dopo, sarebbero potute andare in spose. Così, il vescovo decide di aiutarle, una notte si recò a casa delle bambine e dal camino fece cadere tre sacchi pieni di monete d’oro che finirono nelle calzine appese sul camino ad asciugare.
Il santo portatore di doni si aspettava la notte del 6 dicembre, quando, in groppa ad un asinello bianco, andava di casa in casa a far felici i bimbi buoni.
Santa Lucia
Lucia nasce a Siracusa alla fine del III secolo in una famiglia nobile e molto ricca, viene promessa in sposa, da piccolissima, ad un giovane patrizio.
L’infanzia della bambina è tutt’altro che serena: rimane orfana di padre all’età di 5 anni. La famiglia si converte alla religione cristiana e quindi lei e la madre sono costrette a nascondersi per professare il loro credo.
Improvvisamente la madre si ammala e i medici non sanno come intervenire per impedire che muoia. Le due donne decidono così, di recarsi in pellegrinaggio alla tomba di Sant’Agata per chiedere la guarigione della mamma da questa funesta malattia. La santa, appare in sogno alla piccola, preannunciando prima la concessione del miracolo alla madre e poi la futura santificazione di Lucia.
Tornate a casa, la ragazza, decide di vendere tutti i suoi averi per darli in beneficenza. Questo gesto, attira l’attenzione del fidanzato della ragazza, viene a conoscenza della fede cristiana della giovane e, adirato, la denuncia al conte di Siracusa.
Lucia viene arrestata e portata al cospetto del conte, il quale, nel tentativo di farle rinunciare alla sua fede cristiana, tenta di infliggerle diverse torture. La ragazza, tuttavia rimane miracolosamente illesa da queste azioni nocive.
Il conte decide così di decapitarla.
Lucia muore da martire il 13 dicembre del 304.
L’abete
Scopriamo insieme l’antica storia dell’Abete, l’albero che evoca il Natale come nessun altro. L’albero che ci fa compagnia, vero o artificiale, per un mese o più nelle nostre case, addobbato ed illuminato.
Natale significa anche il tradizionale albero che si erge maestoso nella stanza più bella, scintillante di stelline, colorato di palline argentee di luce, ricco di giocattoli, fiorito di fiocchi che ricordano tante farfalle.
L’albero, simbolo di vita e di morte, era conosciuto e utilizzato già nella notte dei tempi dalla cultura indiana e in molti culti pagani del Nord Europa; ma è nel ‘400 che si diffonde maggiormente all’interno delle produzioni artistiche paleocristiane e nelle rappresentazioni del paradiso.
L’abete adornato, fa la sua comparsa solo nel 1605 in Alsazia, gli abitanti della zona addobbavano la casa con un albero decorato di fiori di carta colorata, oggetti dorati e tanta frutta. Le candeline vennero aggiunte in un secondo momento.
Nella tradizione cristiana il primo albero compare nel medioevo, viene collocato all’interno delle chiese e si utilizza per una rappresentazione dello scenario paradisiaco di Adamo ed Eva la notte del 24 dicembre; ovviamente venivano utilizzati in un primo momento alberi da frutto che presto vennero sostituiti dal sempre verde abete.
Verso la metà del secolo XIX artigiani svizzeri e tedeschi ebbero l’idea di sostituire il tradizionale materiale ornamentale dell’albero, così deperibile, con palline di varie dimensioni, e sempre coloratissime, molto leggere perché fatte di vetro soffiato.
Proprio in questi anni, infatti, l’usanza di addobbare un albero in casa durante le festività natalizie, si andava diffondendo sempre più, soprattutto negli ambienti più ricchi della nobiltà.
Oggi l’albero, ed in particolare l’abete, viene utilizzato in tutte le case: è diventato il vero simbolo del Natale. Spesso, si utilizzano alberi ecologici, riproduzioni in plastica riutilizzabili di anno in anno e anche le candeline non vengono più impiegate, al loro posto tante luci colorate dagli effetti luminosi sempre diversi e intercambiabili.
Tante leggende si sono assunte l’impegno di spiegare la nascita di questa antica tradizione, accanto alle tradizionali storie ho pensato di raccontarvene una diversa, ambientata, pensate, in America!
Il racconto narra di un bambino che, la vigilia di Natale, persosi in un bosco, trovò riparo dal grande freddo della notte che sopraggiungeva, sotto un abete.
L’albero, premuroso, lo racchiuse nel caldo abbraccio dei suoi rami preservandolo dalla morte.
Il giorno seguente, i suoi familiari, che lo cercavano con molta apprensione, lo trovarono addormentato ai piedi del grande albero scintillante per i tanti cristalli di ghiaccio che brillavano al sole.
Il vischio
L’usanza di regalare vischio (dono degli dei agli uomini) è di origine nordica e ha ‘lo scopo’ di scacciare demoni e malefici. Viene appeso agli usci delle case con questo auspicio attribuendogli, perciò caratteristica di talismano.
Per una coppia, il gesto di baciarsi sotto il vischio sta a significare che le loro nozze verranno con molta probabilità celebrate entro l’ anno.
L’origine di questa pianta viene così raccontata secondo una antica leggenda:
In un paesino di montagna viveva un vecchio solitario e avido. Non faceva altro e non si interessava ad altro che ai suoi beni e al suo danaro. Le sue ricchezze erano l’unico suo interesse. Non viveva sentimenti d’amore né di compassione.
La sua avidità era tale da farlo svegliare in piena notte per precipitarsi a contare le sue monete, senza riuscire più ad addormentarsi.
In una di queste notti insonni decise di uscire a fare una passeggiata.
Era quasi Natale e da lontano cominciò a sentire voci e risa di bimbi. Per tutta la notte ascoltò quelle voci che raccontavano storie allegre e storie tristi di vita quotidiana di gente comune, dalla quale aveva deciso di distaccarsi.
Scoprì così la vita che dietro ad ogni persona si nasconde e cadde in un pianto ininterrotto. Pianse, pianse tanto!
Quelle lacrime rimasero legate ai rami del cespuglio a cui si era appoggiato. Ora risplendevano come piccole sfere di cristallo.
Nacque così il vischio!
Il panettone
Al termine di ogni pranzo di Natale nelle tavole italiane non manca mai il panettone.
Ma com’è nato il panettone? Scopriamolo insieme.
Il panettone dolce tipicamente milanese è entrato oramai a far parte della tradizione gastronomica natalizia e viene consumato in tutta Italia.
Diverse le ricette a seconda della zona di fabbricazione; il panettone lombardo è quello tradizionale alto mentre quello piemontese è basso e largo.
Molte leggende si addensano nella notte dei tempi circa la nascita di questo tradizionale prodotto.
La storia più dolce, a nostro parere, è quella che lega Ugo, giovane ricco e di nobili origini, falconiere di Ludovico il Moro alla sua Adalgisa.
Un amore che a causa delle differenze sociali e culturali veniva osteggiato dalla famiglia del ragazzo ma che risplendeva forte nel cuore dei due innamorati.
Lei, figlia di un panettiere, era sempre stanca a causa del duro lavoro che svolgeva ogni giorno nel forno del padre. Cosi Ugo, per aiutarla, si fece assumere dal padre di Adalgisa come garzone.
Un giorno, nel tentativo di risollevare le sorti della bottega che non navigava in buone acque, il giovane rubò due falchi dalla tenuta del suo datore di lavoro e li rivendette per comprare del burro. La notte successiva, mentre si procedeva con il solito impasto ebbe l’idea di aggiungere il burro acquistato. Inutile dire che il giorno seguente tale pane, impastato con l’ingrediente segreto di Ugo, andò a ruba.
Così nei giorni successivi altri falchi furono sacrificati per comprare non più solo burro ma anche zucchero da aggiungere come nuovo ingrediente al tradizionale impasto del pane.
La gente di Milano sembrava gradire molto questa nuova ricetta e le sorti della bottega sembravano risollevate tanto da far sperare i due giovani in un futuro insieme.
Durante le feste natalizie nuovi ingredienti vennero aggiunto alla composizione del pane dolce: uova, frutta candita e uva sultanina.
Tutti facevano la fila per acquistare il “pane di Toni” per poterlo gustare a tavola il giorno di Natale con gli affetti più cari.
Accadde così che il padre di Adalgisa divenne ricco e i genitori di Ugo non ebbero più motivo di ostacolare la loro unione.
Il gioco della tombola
Altra bella tradizione legata al Natale è il gioco della tombola capace di riunire intorno al tavolo grandi e piccini, nonni e nipoti, adolescenti e bambini, anziani e giovani genitori. Tutti accaniti e coinvolti in questo gioco tanto legato al giorno di Natale.
Ma siete veramente sicuri di sapere cos’è la tombola?
La tradizione di giocare a tombola la sera della vigilia di Natale o di Capodanno rimane salda e duratura. In pochi sanno che alla base di tale consuetudine c’era l’usanza di leggere l’oroscopo proprio in queste notti speciali; le ragazze in particolare erano interessate a trarne gli auspici per un futuro matrimonio.
Cos’è la tombola? Per chi non lo sapesse è un gioco da tavolo, tipico dell’Italia meridionale, simile al Bingo.
Tecnicamente è un gioco d’azzardo in quanto i partecipanti versano una somma per l’acquisto delle cartelle, denaro che viene ridistribuito attraverso premi ai vincitori.
Tuttavia la quantità di somme impiegate e il contesto familiare e natalizio in cui di solito si svolge il gioco non lo rendono un gioco pericoloso ma piuttosto un momento di aggregazione e di divertimento per grandi e piccoli per allietare l’ attesa dello scoccare della mezzanotte.
Le regole sono semplici, un giocatore a turno, acquista il tabellone, composto da 6 cartelle virtuali, e contenente tutti i numeri da 1 a 90; il compito di tale giocatore sarà estrarre casualmente, da un sacchetto, i numeri della tombola.
Gli altri giocatori possono acquistare un numero variabile di cartelle (tessere del gioco contenenti ognuna 15 numeri) e dovranno prestare attenzione ai numeri estratti: se il numero appena chiamato è contenuto in qualcuna delle cartelle acquistate allora si coprirà con del materiale a disposizione (in genere sono avanzi del cenone tipo gusci di frutta secca, o legumi secchi).
Tutto l’importo viene suddivisi in premi dall’importo crescente:
• ambo: due numeri estratti contenuti sulla propria cartella;
• terno: tre numeri;
• quaterna: quattro numeri;
• cinquina: cinque;
• tombolone: tutti i numeri della cartella.
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