Curiosità sull’abete e su altre piante di Natale

L’abete è considerato in tutta l’Europa l’albero natalizio per eccellenza, ma è, forse a causa del suo aspetto regale, anche simbolo dell’Albero Cosmico che in ogni tradizione rappresenta la manifestazione divina nel cosmo. Nell’Antico Testamento si chiama Albero della Vita ed è piantato al centro dell’Eden e del quale Adamo ed Eva possono nutrirsi. Molti teologi cristiani lo identificavano con il Cristo.

L’albero di Natale sarebbe dunque il Cristo come Albero della Vita, similmente al Cristo-Sole. Per questo motivo si appendono all’abete tante lucine che rappresentano la Luce che Egli dispensa all’umanità, mentre le cosette dorate assieme ai regalini e i dolcetti appesi ai suoi rami o raccolti ai suoi piedi simboleggiano rispettivamente la vita spirituale e l’amore che ci offre. Radunarsi la notte di Natale intorno all’albero significa dunque poter essere illuminati dalla Sua luce, godere della Sua linfa, essere impregnati dal Suo amore.

Al Natale sono consacrate, oltre all’abete, anche altre piante. Tali piante sono anche variate da epoca ad epoca, da nazione a nazione. Per esempio, nelle regioni britanniche si racconta che il biancospino germogli il giorno di Natale e compie la propria fioritura a Pasqua, come il Cristo. Nella Sicilia ottocentesca, invece, le piante predilette per il Natale erano la mortadella, il rusco, l’oleastro, la sparaghella e la mentha pulegium che, si diceva, “a mezzanotte in punto, non appena nasce il bambino, senza rinverdire rifiorisce…”.

Nei secoli scorsi, la notte di Natale i contadini dell’Emilia erano soliti bruciare ginepro nelle case o appenderne un rametto nelle stalle come simbolo portafortuna, oppure sugli usci per impedire alle streghe di entrare. Infatti, una delle varie leggende popolari narrava che, durante la fuga in Egitto, i soldati di Erode stavano quasi per raggiungere la Sacra Famiglia quando la Madonna chiese aiuto a molte piante. Tra queste, soltanto il ginepro la salvò riparandola tra i rami. Ma il simbolismo di questa pianta ha radici se possibile ancora più antiche: anche i Greci e i Romani bruciavano legno di ginepro come incenso, rendendo un’immagine delle loro preghiere che salivano al cielo.

Una pianta che è ancora d’attualità nelle usanze natalizie è il vischio, simbolo beneaugurante di rigenerazione e immortalità. Il suo uso rituale è antichissimo, risale al periodo precristiano ed era tipico dei popoli celtici: lo coglievano i Druidi, vale a dire i loro sacerdoti.

Non molti sanno che il vischio è esclusivamente una pianta parassita: non ha radici in terra e cresce sui rami di molti alberi formando dei ciuffi tondi che rimangono verdi in ogni periodo dell’anno. Come mai una pianta di questo tipo è diventata beneaugurante? Semplice, perché si diceva che, discesa dal cielo, fosse un’emanazione divina. Per questo motivo i Druidi la raccoglievano con un falcetto d’oro (l’oro è simbolo del divino) ed evitavano che toccasse terra. Questa pianta simbolica pagana è stata così facilmente cristianizzata: se infatti il vischio è emanazione del divino che crea e nutre il cosmo, come non vedere anche l’emblema del Verbo incarnato?

Un’altra pianta natalizia, che tuttavia non va estirpata perché ormai è rara, è l’agrifoglio che, alla pari del ginepro, è considerato un amuleto e un portafortuna. Le sue proprietà simboliche si esprimono nelle foglie, che sono dure, resistenti, frastagliate e aguzze, nonché nelle bacche rosse che alludono al Sole-Bambino, luce del mondo nel cielo natalizio.

immagini: morguefile (1 e 2), imageafter (3)

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